Mindfulness nel dolore neuropatico

L’esperienza del dolore non è necessariamente negativa. Esso svolge la funzione fisiologica di campanello d’allarme, allertandoci di un potenziale pericolo, è quindi molto importante per la diagnosi iniziale di malattia. Talvolta però, l’esperienza di dolore è solo fine a se stessa: colpisce l’integrità fisica e psichica del paziente e ne danneggia significativamente la qualità della vita.

Ne è un esempio il dolore neuropatico, una sensazione particolarmente intensa, causata da un danno al sistema nervoso periferico o centrale. Anche con la migliore terapia medica, il dolore neuropatico è spesso di natura cronica e, oltre a causare serie conseguenze psicologiche per chi ne è affetto, il suo trattamento può portare alla dipendenza da oppiacei. In assenza di una terapia farmacologica risolutiva, è imperativo esplorare strade alternative per migliorare la qualità di vita di chi soffre di dolore neuropatico. Una delle tecniche che viene spesso esplorata, è quella della mindfulness, o meditazione consapevole, il cui scopo è migliorare l’attenzione e ridurre la reattività a stimoli emotivi, imparando ad accettare il dolore piuttosto che a controllarlo. Un approccio che può sembrare contro-intuitivo ma che, come ha recentemente dimostrato uno studio delle University of Ottawa, provoca un vero e proprio effetto neurofisiologico, ovvero un reale cambiamento a livello cerebrale.

I ricercatori coinvolti nello studio si sono serviti della risonanza magnetica funzionale (fMRI), una tecnica che sfrutta i cambiamenti del flusso sanguigno causati dall’attività neuronale per dedurre quali aree del cervello si attivano. Le pazienti arruolate erano donne sopravvissute al tumore al seno affette da dolore neuropatico (un effetto collaterale comune dei trattamenti utilizzate contro questa patologia), con un punteggio del dolore da moderato a grave, che interferiva con molte delle loro attività quotidiane.

Le immagini cerebrali sono state raccolte in due occasioni, a distanza di 8 settimane, periodo durante il quale metà delle pazienti ha seguito delle sedute di Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR). Inoltre, durante l’fMRI, le pazienti hanno svolto una versione modificata dello stroop task, nel quale veniva mostrata loro una lista di parole colorate (alcune con un significato neutro, per esempio “natura”, e altre con un significato emotivo, per esempio “ansia”) e veniva richiesto loro, nel minor tempo possibile, di indicarne il colore, senza soffermarsi sul significato. Confrontando i risultati, è stato dimostrato che, nelle pazienti che avevano seguito le sedute di MBSR, l’interferenza del dolore negli aspetti di vita quotidiani si era ridotta in modo significativo. Inoltre, l’fMRI ha rilevato una minore attivazione di aree cerebrali associate all’elaborazione del dolore e alla regolazione di stati emotivi durante lo svolgimento dello stroop task. Studi precedenti hanno infatti dimostrato che informazioni che veicolano un significato emotivo causano maggiore attivazione cerebrale.

Oltre a modulare l’interferenza del dolore neuropatico, questo studio suggerisce che le tecniche MBSR hanno un reale risvolto sull’attività cerebrale e ne avvalora quindi l’utilizzo come alternativa non invasiva nel trattamento del dolore cronico, favorendo la tesi secondo la quale la mente può essere “allenata” nella percezione del dolore.

 

Bibliografia:

  • Che cos’è la Mindfulness? https://mindfulnessitalia.it/mindfulness/cosa-e
  • Hatchard T, et al. Reduced Emotional Reactivity in Breast Cancer Survivors with Chronic Neuropathic Pain Following Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR): an fMRI Pilot Investigation. Mindfulness. 2020: 1-12.

 

25/01/2021

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