Sale e salute

Ridurre il consumo giornaliero di sale è un diktat che ormai conosciamo tutti molto bene.

La maggior parte delle persone, tuttavia, consuma quotidianamente dai 9 ai 12 grammi di sale, circa il doppio di quanto raccomandato (5 mg) dall’OMS.

Un’assunzione quotidiana di sale inferiore ai 5 mg nell’adulto aiuterebbe a ridurre la pressione arteriosa e il rischio di malattie cardiovascolari e ictus.

Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che l’assunzione eccessiva di sale è associata a un aumento della pressione arteriosa, un fattore di rischio ben conosciuto per una serie di patologie, incluso l’ictus. Tuttavia, studi più recenti hanno dimostrato che esiste una correlazione nuova fra assunzione di sale e ictus, indipendente dall’aumento della pressione sanguigna, suggerendo un link differente e ancora poco conosciuto fra intestino e cervello.

Fra questi 2 organi esiste un meccanismo di comunicazione preferenziale, definito proprio asse intestino-cervello.

La compromissione di quest’asse porta allo sviluppo di diverse patologie, tra le quali la malattia di Parkinson e l’IBS. Ricerche scientifiche attuali hanno dimostrato che l’assunzione di elevate quantità di sale provoca variazioni immunitarie profonde a livello dell’intestino, che hanno delle ripercussioni anche livello cerebrale.

È stata quindi ipotizzata una nuova connessione intestino-cervello: i segnali immunitari inviati dall’intestino, a seguito di una dieta sbilanciata per eccesso di sale, possono compromettere i vasi sanguigni cerebrali, determinando la comparsa di malattie cerebrovascolari e deficit cognitivi (demenza).

Uno studio condotto su topi e pubblicato dalla rivista Nature ha dimostrato che, quando si attivano queste risposte immunitarie, viene innescata una cascata di segnali chimici che raggiungono i vasi cerebrali e riducono l’afflusso di sangue a livello della corteccia e dell’ippocampo, due regioni cruciali per l’apprendimento e la memoria, con una conseguente riduzione delle performance cognitive.

Questa compromissione è indipendente dalla presenza o meno di variazioni della pressione arteriosa. La sospensione di una dieta ricca di sale determina una riduzione significativa di questi effetti deleteri.

Questa scoperta potrebbe aprire le porte a un nuovo target terapeutico in caso di ictus e disfunzioni cognitive. Un intervento terapeutico in grado contrastare questi segnali immunitari potrebbe invertire in maniera rapida queste conseguenze cliniche, migliorando la prognosi.

Intanto, cosa possiamo fare noi per aiutare il nostro corpo e il nostro cervello? Sicuramente, ridurre il consumo di sale quotidiano, privilegiando l’utilizzo di sale iodato o “fortificato” con iodio, elemento essenziale per uno sviluppo sano del cervello in giovane età e per un’ottimizzazione delle funzioni mentali nella popolazione generale. Un pizzico di sale in meno può fare la differenza!

Fonti

01/10/2020

La redazione

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