Stress da pendolare o burn out?

Nelle città metropolitane è sempre più comune che i lavoratori abitino distanti dal posto di lavoro: il tragitto casa-lavoro può essere considerato una fonte di svago oppure una fonte di stress o anche, per altri, tempo lavorativo. In ogni caso, gli effetti del pendolarismo sul benessere fisico e sociale possono essere vari e preoccupanti, quando aumentano l’incidenza dello stress cronico.

I ricercatori hanno approfondito gli effetti a lungo termine dello stress cronico sulla salute fisica e psicologica: è biologicamente dimostrato che lo stress aumenti la pressione sanguigna incrementando la gittata e frequenza cardiaca, effetti causati anche dall’innalzamento dei livelli di catecolamine, cortisolo, vasopressina, endorfine e aldosterone, che riducono l’escrezione renale di sodio. Lo stress cronico, quindi, contribuisce all’ipertensione, favorisce la formazione di depositi ostruttivi nelle arterie e può provocare cambiamenti cerebrali che possono contribuire ad accrescere ansia, depressione e dipendenza. Ulteriori ricerche suggeriscono che lo stress cronico può anche influenzare un aumento patologico del peso corporeo, attraverso meccanismi diretti (portando le persone a mangiare di più) o indiretti (diminuendo il sonno e l’esercizio fisico).

Ma quali sono le azioni che un’azienda potrebbe mettere in atto per contrastare questo pericolo?

Il problema del pendolarismo potrebbe essere ridotto in due modi: promuovendo lo smart working, che consente di lavorare da casa secondo il criterio degli obiettivi e non della presenza in ufficio, ma anche facilitando il lavoro flessibile, che permette di entrare in ufficio a orari diversi, lontano dall’orario di punta, diminuendo così i tempi degli spostamenti e l’esposizione a luoghi troppo affollati, quindi caotici. Il lavoro da casa potrebbe però alimentare una serie di altri disturbi, come la possibile alienazione dovuta al fatto di essere spesso da soli e il “burn out”, ovvero la condizione in cui non si riesce più a distinguere il tempo personale da quello lavorativo.

Ansia, irritabilità, disturbi del sonno e dell’alimentazione, fino ad arrivare a sindromi depressive, scarso rendimento lavorativo e problemi affettivi, sono dietro l’angolo: è chiaro come il pendolarismo possa agire in modo negativo sulle vite dei lavoratori, ma altrettanto evidente come le alternative potrebbero portare ad altre tipologie di disagi socio-psicofisici.

Esiste quindi una soluzione?

Si può cominciare provando a rendere più produttivo e leggero il tempo degli spostamenti: la lettura, la musica, la pianificazione di attività extra-lavoro sono azioni che stimolano e distraggono. Al contempo, ci si può sforzare nel mantenere viva la propria attività sociale e programmare incontri con i colleghi di lavoro, cercando di alimentare rapporti sani e duraturi, affrontando quindi ogni possibile fonte di stress come opportunità.

 

 

Fonti

14/12/2022

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