Ultimatum dal pianeta

L’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) lancia un grido di allarme all’intero pianeta: agire rapidamente per contrastare il riscaldamento globale. Nel suo ultimo report, stilato da ben 91 scienziati di 40 paesi differenti, si stima che la temperatura media terrestre potrebbe arrivare a crescere di 1,5 gradi fra il 2030 e il 2052 e ciò avrebbe delle conseguenze devastanti: scioglimento dei ghiacci, innalzamento del livello del mare, riduzione degli ecosistemi, distruzione della barriera corallina, accelerazione dei fenomeni metereologici e dei disastri ambientali. L’IPCC spera che l’umanità intera e i governi facciano fronte a questo problema e si attivino per risolverlo. Delle soluzioni reali esistono e sono ben specificate nel loro report:
- ridurre le emissioni di CO2 da parte delle industrie e dei trasporti (-45% entro il 2030 e -100% ento il 2050);
- favorire l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili (70-85% del fabbisogno globale entro il 2030);
- introdurre tecnologie per l’assorbimento, la cattura e lo stoccaggio dei gas serra.
Raggiungere obiettivi simili in tempi così ristretti richiederà naturalmente cambiamenti radicali nelle politiche energetiche e un esborso economico ingente: questa però sarà l’unico modo per salvaguardare il nostro pianeta terra.