L’importanza di chiedere aiuto, con il Dott. Tommaso Maniscalco

In occasione dell’evento Science Unplugged “Psicopandemia e salute mentale”, il Dott. Tommaso Maniscalco – Direttore del Dipartimento di Salute Mentale AULSS7 Pedamontana, Referente Area Salute Mentale Sanità Penitenziaria Regione Veneto, Coordinatore Gruppo Interregionale Salute Mentale Conferenza Stato Regioni – ha spiegato quanto sia importante chiedere aiuto per chi ha subito gli effetti della pandemia da covid-19 sulla propria salute mentale. 

È ormai noto come la pandemia abbia avuto effetti importanti sulla salute mentale. In questo contesto di isolamento, a seguito del lockdown, in molti hanno dovuto imparare, anche con fatica, a chiedere aiuto ed eventualmente intraprendere un percorso che potesse supportarli in un momento così difficile e delicato. Aprirsi al dialogo, intraprendendo una relazione bivalente, è invece di fondamentale importanza perché pone il soggetto a confronto con una persona che sia, in primis, in grado di ascoltare.  

Potrebbe a questo punto sorgere spontanea una domanda: perché spesso non basta l’ascolto da parte di amici e congiunti?  

In alcuni casi il dialogo con un amico o conoscente, fonte di confronto, condivisione e importante per diminuire il senso di alienazione, potrebbe non essere sufficiente. Diventa necessario l’intervento di un professionista capace di effettuare una diagnosi e individuare l’eventuale presenza di una patologia, con conseguente indirizzamento verso il trattamento più corretto.  

Ma affinché il rapporto, anche con un professionista, risulti efficace, è fondamentale che si basi sulla chiarezza e sulla fiducia, nel rispetto delle competenze tecniche di chi fornisce il supporto. Se, da un lato, queste competenze hanno un notevole peso, dall’altro è altrettanto importante l’affinità che si genera tra le due persone, aspetto che bisogna sempre tenere in forte considerazione se si vuole instaurare un’interazione basata sulla sincerità. 

Lo scambio di confidenze con i conoscenti, infatti, viene spesso escluso dalla persona che necessita di un supporto, per 3 fattori, principalmente: 

  • Paura del giudizio. Confrontarsi con una persona che si conosce pone nell’errata convinzione che mettere a nudo i propri limiti sia sbagliato, oltre ad essere una debolezza. Una relazione con una persona estranea esenta dal giudizio e si basa esclusivamente sull’ascolto, eventualmente finalizzato all’identificazione di una necessità. 
  • Lo stigma o paura della follia. Il timore della persona in difficoltà è quello di essere identificato nella categoria dei “matti”, una condizione che spaventa in quanto, per motivi ancestrali, viene ancora vista come inguaribile e definitiva. 
  • Il mito dell’uomo forte. Questo aspetto antropologico riguarda la convinzione che le relazioni siano improntate sulla competizione e sul bisogno di emergere, ponendo le persone costantemente sulla difensiva: se non si vuole uscire sconfitti dalla competizione sociale, in questa convinzione, diventa essenziale non mostrare i propri limiti e debolezze. 

Tutti questi fattori, e in particolare quello dell’uomo forte, all’interno di un percorso di potenziale involuzione sociale, sono aspetti su cui bisogna riflettere e che possono diventare interessanti spunti di approfondimento. 

Per scoprire di più sui sintomi psichiatrici post-COVID, CLICCA QUI e ascolta l’intervento integrale del Dott. Tommaso Maniscalco in versione PodLIFE.

Per rivedere la puntata Science Unplugged – “Psicopandemia e salute mentale” clicca qui

Fonti: 

Kar, S.K., et al. Coping with Mental Health Challenges During COVID-19. In: Saxena, S. (eds) Coronavirus Disease 2019 (COVID-19). Medical Virology: From Pathogenesis to Disease Control. Springer, Singapore. 2020 https://doi.org/10.1007/978-981-15-4814-7_16  

 

24/01/2023

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