14 miliardi di anni, Neuropolis e l’Universo 25

Le origini del mondo risalgono a oltre 14 miliardi di anni fa, a seguito del Big Bang, l’esplosione di un nucleo onnipotente dal quale sarebbero derivati il sistema solare, i pianeti, le galassie e l’universo come lo intendiamo.

2, 1 milioni di anni fa, comparve sulla scena il genere umano, ma per arrivare all’umanità come oggi la definiamo, ovvero l’Homo sapiens, dobbiamo attendere ancora un po’, all’incirca un milione e mezzo di anni: la data, non precisa, è posizionata circa 200 mila anni or sono, Il luogo invece è noto, l’Africa.

Da quel momento incomincia a strutturarsi un concetto sempre più evoluto di civiltà e di società. L’uomo esce dall’Africa e inizia a scoprire il mondo: Asia, Australia (50.000 anni fa), poi in Europa (45.000 anni or sono) e infine le Americhe (11.000 anni ad oggi).

E si evolve: agricoltura, primi villaggi, scrittura, città, megalopoli.

Ad oggi, siamo circa 7 miliardi e l’organizzazione internazionale prevede, entro il 2030, di giungere a otto miliardi e mezzo e, nel successivo ventennio, di arrivare a quota 10 miliardi.

Possiamo espanderci all’infinito? Di certo no.

Uno studio molto controverso, ma di certo interessante, denominato Universo 25, ha provato a simulare l’espansione di una popolazione in condizioni di vita ottimali. Non si trattava di uomini ma di topi, 4 coppie, i migliori esemplari del NIMH (il National Institute of Mental Health) introdotti, nel 1968, in un mondo in cui non era necessario alcuno sforzo per difendersi dai predatori o per procurarsi il cibo, e protetto dall’insorgere di malattie.

La popolazione, dopo un periodo di circa 3 mesi di adattamento, inizia a raddoppiare e, dopo circa un anno e mezzo Universo 25 raggiunge il massimo della sua popolazione, con 2.200 esemplari. E a quel punto incominciano a notarsi delle anomalie comportamentali, che diventano giorno dopo giorno più innaturali. Sebbene sempre in condizioni alimentari e di vita ottimali, alcuni maschi iniziano ad attaccare le femmine e i neonati, altri diventano pansessuali, ossia hanno rapporti, o cercano di averne, con tutti i topi disponibili. Le femmine sole, e in pericolo, si rifugiano nei nidi più alti portando con sé la prole, ma non sono in grado di provvedere a loro perché impegnate a difendersi. La maggioranza dei piccoli, senza cibo e protezione, viene lasciata morire. L’esperimento termina 5 anni dopo il suo inizio, nel 1973, con la società dei topi completamente estinta.

Da quegli anni, numerosi studi hanno cercato di comprendere le interrelazioni tra individui, gli effetti del sovraffollamento nonché il rapporto tra la città, la comunità ed il cervello umano: l’intricata relazione tra vita frenetica e stressante dei cittadini urbani, il consumismo, la ricerca ed esigenza di natura, analizzati attraverso l’approccio scientifico, psicologico e neurobiologico, per cercare di spiegare, e comprendere, queste connessioni.

Un articolo, pubblicato nel 2016, su The Sociological Review Monograph prende in considerazione tutti questi fattori e li descrive nel dettaglio, andando a definire il concetto di Neuropolis, ossia è la città intesa come matrice di transazioni tra la vita urbana e il cervello, sempre in evoluzione e malleabile, dei cittadini urbani, arrivando a stilizzare un’organizzazione di spazi fisici e vite sociali, di scambi interpersonali e incontri casuali, di relazioni economiche e transazioni commerciali.

Uno spunto non recente ma di certo interessante per capire a che punto siamo, e cercare di immaginare dove andremo.

Approfondiamo la nostra curiosità qui.

30/01/2025

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