Conscio e inconscio, secondo le neuroscienze 

“Noi dobbiamo imparare a risvegliarci ed a tenerci desti, non con l’aiuto di mezzi meccanici, ma tramite una infinita attesa dell’alba.”

(H.D. Thoreau)

Nel 1993, Il filosofo John R. Searle ha definito la coscienza come “quegli stati soggettivi di sensibilità o consapevolezza che iniziano quando ci si sveglia al mattino da un sonno senza sogni e continuano per tutto il giorno finché non si va a dormire, entrando nella sfera dell’inconscio.”

Mentre questa definizione concisa, che integra anche stati di coma vegetativo e la morte, coglie molti aspetti essenziali della dicotomia naturale tra coscienza e incoscienza, nonché le loro relazioni con il ciclo fisiologico sonno-veglia e con la patologia della coscienza, la comprensione di questi meccanismi richiede diversi approfondimenti basati sulle attuali conoscenze neuroscientifiche.

È vero che esiste una forte associazione tra veglia e coscienza, ma essere svegli non significa necessariamente essere coscienti, ed essere addormentati non significa necessariamente muoversi nell’ambito dell’inconscio.

Approfondiamo la nostra curiosità qui.

04/04/2024

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