E tu, sei un “bedtime procrastinator”?
“Non c’era stato un tempo nel quale esistevano altri verbi? Pensare, meditare, ascoltare e, perché no? Bighellonare, sonnecchiare, divagare?”
(Andrea Camilleri)
Viene definita “bedtime procrastination” la tendenza a ritardare o rifiutare, deliberatamente, le ore di sonno, senza interferenze dall’esterno, e questa decisione volontaria è spesso dettata, e in risposta, ad un’agenda quotidiana priva di tempo libero.
Per le persone che svolgono lavori ad alto stress e che occupano la maggior parte della loro giornata, procrastinare l’ora di coricarsi è un modo per trovare spazi di tempo libero e di divertimento, ed è una tendenza a cui istintivamente facciamo ricorso, benché consapevoli che questo si traduca in un sonno insufficiente.
Questa tendenza, apparentemente senza conseguenze a breve termine, può portare direttamente a una grave privazione del sonno, fenomeno che può avere effetti negativi significativi sulla salute mentale, fisica ed emotiva.
L’uso dello smartphone, per la sua caratteristica di fruizione di contenuti in modalità passiva e priva di reali stimoli cognitivi, può influenzare la procrastinazione quotidiana, inclusa quella del sonno, andando ad intaccare alcuni percorsi psicologici tipici dell’autocontrollo.
Comprendere i meccanismi alla base della procrastinazione del sonno, i suoi sintomi, cause e conseguenze, nonché la relazione tra la deprivazione del sonno e l’eccessivo utilizzo dello smartphone può aiutare, singolarmente, a riconoscere quando si è in presenza di tali disturbi, che possono avere risvolti anche di tipo patologico sulla nostra salute e sulle nostre capacità di recupero e, a livello collettivo, a percorsi di educazione e sensibilizzazione su questa tematica.
Approfondiamo la nostra curiosità qui.
05/09/2024