Il senso dell’orientamento. Una questione cerebrale, di genere.

“C’è qualcosa in ognuno di noi che ci guida e ci orienta nella vita.

Una bussola interiore che ci spinge a seguire la nostra strada e a trovare il nostro posto nel mondo”.(A Jodorowsky)

Il senso dell’orientamento è la capacità di spostarsi da un luogo a un altro, seguendo percorsi abituali ma anche la possibilità di orientarci in ambienti nuovi.

Numerosi processi cognitivi quali la memoria, l’attenzione ai punti di riferimento e le capacità mnemoniche attraverso le immagini sono coinvolti in questo processo, che prevede di conseguenza l’attivazione di differenti regioni cerebrali, contemporaneamente.

I fattori neurologici alla base di questo meccanismo sono molto importanti e, da alcuni anni, oggetto di studio perché comuni ad alcune patologie psichiatriche quali depressione, agorafobia e ansia legata agli spazi, così come di malattie neurologiche quali la malattia di Alzheimer e diverse lesioni cerebrali.

Per questo, l’analisi dei meccanismi alla base del senso dell’orientamento può offrire indicazioni prodromiche per la comprensione, e prevenzione, di alcune di queste patologie.

I disturbi nel senso dell’orientamento rientrano in una categoria di disordini cognitivi definiti di “Disorientamento topografico evolutivo” (DTD) e, dal 2010, anno della loro descrizione scientifica, numerose persone in tutto il mondo sono state identificate come affette da questa condizione neurologica.

Da uno studio recente apparso su PLOS, compiuto su un campione di 1698 soggetti (italiani) attraverso un questionario online, è emerso che il senso dell’orientamento è legato al genere. In particolare, sebbene le donne utilizzino maggiormente strategie di navigazione basate sui punti di riferimento e lamentino maggiori difficoltà nel senso dell’orientamento, gli uomini mostrano un rischio più elevato di sviluppare disturbi di DTD.

In parole semplici, sapersi orientare e il rischio di sviluppare deficit di DTD non sono correlati: sebbene gli uomini abbiano migliori abilità visuo-spaziali e senso dell’orientamento rispetto alle donne, hanno un maggior rischio di insorgenza di DTD, e di altre patologie correlate, ma i due processi parrebbero indipendenti.

E se l’orientamento può essere migliorato, implementando le capacità di autonomia di movimento fin dai primi anni di vita e introducendo la formazione alla navigazione nei contesti educativi (cosa che può essere utile non solo per i bambini sani, ma anche per i bambini con diversi tipi di disabilità neurologica), resta ancora molto da comprendere dei processi di sviluppo dei disturbi di DTD.

Approfondiamo la nostra curiosità qui.

22/05/2025

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