Il teatro sul palcoscenico della vita.

“Nulla è più complicato della sincerità. Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti”.

(L. Pirandello)

Da anni è riconosciuto il potenziale della recitazione quale strumento per la comprensione e il miglioramento delle interazioni sociali.

Ognuno di noi, nella quotidianità, agisce attraverso l’applicazione di schemi relazionali consci o inconsci. Quando parliamo con un amico, un collega, un cliente o un estraneo, ognuno assume e interpreta un ruolo, sul grande palcoscenico della vita.  

Pertanto, negli anni, le tecniche di recitazione sono state applicate dagli scienziati negli interventi relativi al trattamento psichiatrico per ridurre eventuali deficit sociali ed oggi, strategie di “giochi di ruolo”, permettono, a vari livelli, di immedesimarsi in personaggi differenti rispetto al proprio, e, osservando un problema o una situazione da prospettive differenti, imparare a risolvere eventuali complessità assumendo atteggiamenti nuovi.

La recitazione è associata a miglioramenti in diverse abilità sociali, come l’empatia e la comprensione emotiva e, se ben dosata, può permettere di impersonare molti ruoli, senza apparire poco spontanei o falsi.

Questo è vero a tutti i livelli: utilizzando scale e misure psicologiche convalidate, scienziati e studiosi hanno dimostrato, infatti, che alcuni interventi basati sul teatro possono migliorare la cognizione sociale e l’impegno anche in pazienti con disturbo dello spettro autistico, permettendo una migliore interazione con gli altri.

Ovviamente, la recitazione è una tecnica che segue regole precise e necessita di molta pratica per risultare efficace, come emerge da un recente studio pubblicato su Frontiers in Psychology, dove sono state evidenziate le diverse evoluzioni nella formazione alla recitazione, in attori principianti e professionisti.

Approfondiamo la nostra curiosità qui.

08/05/2025

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