L’importanza di essere curiosi e di uscire dalla comfort zone

“Guardate le stelle e non i vostri piedi. Provate a dare un senso a ciò che vedete, e chiedervi perché l’universo esiste. Siate curiosi”.

(Stephen Hawking)

Il desiderio (soggettivo) dei bambini di conoscere e la soddisfazione derivante dallo sperimentare sono stati raramente presi in considerazione quando si esamina l’apprendimento basato sulla curiosità.

Tuttavia, una nascente linea di ricerca in psicologia e neuroscienze, sulla curiosità nei bambini e nei giovani adulti (la fascia 18-30 anni) ha dimostrato come la curiosità, la voglia di sperimentare, il coltivare interessi e la sorpresa, in giovane età, migliorino l’apprendimento e la memoria negli adulti attraverso attività neurologiche nell’ippocampo, nella corteccia prefrontale e nelle aree dopaminergiche.

L’idea alla base di queste teorie è che l’ippocampo formi mappe cognitive che consentono di generare previsioni, basate su esperienze passate, nei contesti e situazioni simili. Ogni volta che una situazione esce dallo schema di tali previsioni, si innesca un meccanismo di risposte ippocampali che può potenzialmente innescare l’esplorazione per risolvere questa incertezza e perfezionare, di conseguenza, le mappe cognitive.

Per questo, uscire dalle proprie comfort zone può accrescere la nostra plasticità e le nostre capacità cerebrali.

Approfondiamo la nostra curiosità qui.

02/05/2024

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