Effetto Mandela: le menzogne “oneste”

Ci insegnano fin da bambini che mentire e distorcere la realtà sia sbagliato: le bugie hanno le gambe corte! Ma se esistessero menzogne “oneste”?

Ebbene, queste avrebbero un nome preciso: effetto Mandela. L’effetto consiste in una distorsione della memoria che porta a ricordare fatti mai accaduti o dettagli distorti, creando falsi ricordi spesso condivisi da ampi gruppi di persone.

L’effetto Mandela non riguarda solo l’iconografia popolare, ma può interessare anche eventi storici, come suggerisce il nome stesso dell’effetto.

Infatti, questo fenomeno prende il nome dal famoso Premio Nobel e presidente dello Stato del Sudafrica Nelson Mandela: durante un convegno nel 2009 si fece riferimento alla morte di Mandela nel periodo di detenzione durante la segregazione razziale e in molti ammisero di ricordare addirittura la trasmissione in diretta TV dei funerali negli anni ’80. Questa dichiarazione certamente sconcertò l’ex presidente, che in quell’istante era ancora vivo e visse fino al 2013, spegnendosi all’età di 95 anni.

L’effetto Mandela rappresenta quindi una forma di falso ricordo inconsapevole, un errore condiviso senza l’intenzione di mentire di proposito o ingannare. Ma perché si verificano falsi ricordi?

Psicologicamente si deve considerare l’importanza dell’influenza della società. Infatti, soprattutto in mancanza di un’adeguata padronanza dell’argomento in esame, i normali processi di giudizio e interpretazione della realtà possono essere alterati, portando a seguire la massa.

Alcuni ricercatori ritengono inoltre che i gruppi di persone abbiano falsi ricordi poiché inconsciamente ritengono sia la sequenza più probabile di eventi, portando i soggetti a colmare eventuali vuoti di memoria con conseguenze plausibili. Lo stesso potrebbe accadere con l’iconografia popolare: ogni giorno vediamo simboli, loghi e scritte, ma forse non li abbiamo mai osservati così profondamente da ricordarci ogni loro dettaglio.

Qualche esempio?

La scritta Coca-Cola ha un punto che separa le due parole, non un trattino; la “e” finale della scritta Google è leggermente inclinata; Topolino ve lo posso assicurare, non portava le bretelle.

Se cercando nel web vi siete sorpresi, non preoccupatevi, ora sapete di non essere gli unici!

Fonti

19/10/2023

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