Ricordiamo la Giornata Mondiale dell’Alzheimer

Come ogni anno dal 1994, il 21 settembre si celebra la Giornata Mondiale dell’Alzheimer, istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Alzheimer’s Disease International per mantenere viva l’attenzione e diffondere informazioni su questa patologia.

La malattia di Alzheimer è il tipo più comune di demenza, rappresentandone dal 60% all’80% di tutti i casi. Si stima che in tutto il mondo circa 30 milioni di persone ne siano affette e si prevede che questo valore triplicherà entro i prossimi 20 anni. A questi numeri vanno inoltre sommati anche personale sanitario, parenti e caregiver, ai quali, indirettamente, la patologia comporta una forte riduzione della qualità di vita.

Uno dei sintomi più comuni di questa malattia è la perdita di memoria. Questa condizione è motivo di grande sofferenza per il malato stesso, che può provare un senso di umiliazione per la sua condizione, ma anche per chi gli sta accanto accudendolo, in quanto genera un senso di profonda frustrazione.

Ma come possiamo definire la memoria? Si tratta di un processo di codifica, immagazzinamento e recupero di informazioni, attraverso stimoli esterni o interni. Da un punto di vista neurologico è strettamente legata al cambiamento del numero delle sinapsi cerebrali, ovvero il contattofunzionale tra due cellule nervose. Come ci spiega il Dott. Pozzi, nel corso del suo intervento durante la puntata di Science Unplugged dal titolo “Neuroscienze: evoluzione dell’intelligenza”, le sinapsi si formano durante lo sviluppo embrionale, per aumentare in modo costante fino all’età adolescenziale e poi ridursi progressivamente con la vecchiaia. Con l’insorgenza di malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer, si è osservato che il numero di queste connessioni tende a ridursi drasticamente.

Ad oggi non esistono ancora terapie in grado di risolvere completamente la malattia. Se diagnosticata ad uno stadio lieve o moderato, alcuni farmaci però possono rallentarne la progressione, rallentando l’aggravarsi dei sintomi. La ricerca di nuovi farmaci per l’Alzheimer è un campo in forte sviluppo. L’attenzione si concentra non sono sulla cura e la risoluzione della malattia, ma anche e soprattutto sulla prevenzione, cercando di indentificare i soggetti predisposti e agendo ancor prima che si manifesti. In occasione della puntata di Science Unplugged, il Dott. Davide Pozzi, Ricercatore e Assistente Professore presso l’Università Humanitas di Milano, ha affrontato il complesso tema della neurobiologia che si occupa dell’apprendimento e della memoria. 

Ascolta l’intervento integrale del Dott. Pozzi nel podcast a questo link!

Referenze:

Rostagno AA. Pathogenesis of Alzheimer’s Disease. Int J Mol Sci. 2022 Dec 21;24(1):107.

Jahn H. Memory loss in Alzheimer’s disease. Dialogues Clin Neurosci. 2013 Dec;15(4):445-54.

https://www.epicentro.iss.it/alzheimer/#:~:text=Terapie%20farmacologiche&text=Per%20alcuni%20pazienti%2C%20in%20cui,dei%20sintomi%20per%20alcuni%20mesi.

https://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?menu=notizie&id=5998#:~:text=Ogni%20anno%20il%2021%20settembre,diffusione%20delle%20informazioni%20sulla%20malattia.

21/09/2023

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