Signal for Help
Festeggerà un anno, il 14 aprile, il segnale di aiuto introdotto dalla Canadian Women’s Foundation e acquisito, pochi giorni dopo, anche dal Women’s Funding Network (WFN) degli Stati Uniti. Tornato argomento di cronaca mondiale in questi giorni, in associazione alle nuove ondate di pandemia da COVID-19 e ai conseguenti lockdown, che hanno portato a registrare un aumento degli episodi di violenza privata, femminicidi e disturbi da stress, Signal for Help, è un’iniziativa nata online per assistere coloro che subiscono violenza proprio a causa dell’isolamento domestico durante la pandemia, e divenuta poi virale e di impiego anche lontano dal web.
Un semplice gesto, compiuto con una sola mano, in silenzio, che può essere facilmente visualizzato nel corso delle videochiamate, strumento attuale di contatto e comunicazione quotidiana, per avvisare familiari, amici o colleghi del bisogno di aiuto e della necessità di richiedere un intervento da parte delle forze dell’ordine o di assistenti sociali.
Se le quarantene rappresentano, infatti, una misura efficace sul controllo delle infezioni e sul propagarsi del virus, dall’altro lato hanno un significativo impatto da un punto di vista sociale, economico e psicologico. L’allontanamento sociale, favorendo l’isolamento, aumenta le vulnerabilità personali e collettive, nonché limita le possibilità di supporto, familiari e sociali, nonché le interazioni in caso di bisogno.
I dati raccolti in vari studi, a partire dall’aprile 2020, suggeriscono quanto sia necessario aumentare i servizi e gli strumenti di comunicazione, istruzione e campagne sociali, affinché un maggior numero di figure, non solo quelle direttamente collegate con la sanità, come gli assistenti sociali, medici o terapisti, bensì anche i singoli individui, siano in grado di riconoscere i segnali di una potenziale violenza domestica, e porre le specifiche domande per poter entrare nella confidenza necessaria con le potenziali vittime e convincerle a chiedere aiuto.
Uno studio inglese ha evidenziato come, ad esempio, educare i commessi dei supermercati e dei negozi alimentari a porre le domande corrette ai clienti, abbia permesso di far emergere 400 casi di violenza privata che, altrimenti, non sarebbero stati facilmente segnalati.
L’incapacità e le difficoltà economiche e professionali, l’ansia per il futuro a breve e lungo termine e le difficoltà nella gestione familiare, hanno ripercussioni immediate, imprevedibili e privano molti individui dei mezzi di sussistenza essenziali, con conseguenze psicologiche che possono variare da stress, rabbia e frustrazione fino a depressione grave e disturbi da stress post-traumatico (PTSD).
Recenti revisioni mostrano gli effetti che le restrizioni e le durate della quarantena hanno sull’emotività degli individui, aumentando il rischio di gravi conseguenze psicologiche, ed evidenziano come i sintomi psichiatrici siano una delle cause maggiormente riportate nei tragici racconti di violenza domestica. Su 1431 casi evidenziati in uno studio condotto in Inghilterra e Galles, il 23% degli autori di episodi violenti era stato in contatto con i servizi sanitari nell’anno prima del reato, e il 34% degli autori di omicidi nell’ambito familiare mostrava sintomi psichiatrici al momento dei fatti. Ad aggravare questi fattori è il fatto che i soggetti, vittime degli abusi, non disponendo di un posto alternativo dove recarsi, rallentano l’allontanamento da partner o familiari violenti o le richieste di aiuto, ritardo che spesso diventa fatale.
Il segnale di auto, Signal for Help, viene eseguito tenendo la mano in alto con il pollice infilato nel palmo, quindi piegando le dita verso il basso, intrappolando simbolicamente il pollice tra le dita. Ideato come un unico movimento continuo della mano, piuttosto che un segno tenuto in una posizione, movimento che lo renderebbe facilmente visibile dagli autori della violenza, è un segnale che può essere adoperato in maniera simile all’atto del salutare, ma permette di inviare una richiesta di assistenza. E simbolicamente, racchiude la forza della coesione di tutte le altre dita a proteggere quella in difficoltà.
Di fondamentale importanza, va sottolineato, è che da tutti gli studi analizzati sull’argomento, emerge come l’aumentare la consapevolezza nelle persone sugli abusi domestici e sulla possibilità di riconoscerne i sintomi debba però essere fatto in modo sicuro, per evitare che la paura di ripercussioni impedisca alla vittima di manifestare il suo bisogno di aiuto.
Se da un lato è necessario affinare la formazione professionale specifica a riconoscere ed intervenire in maniera repentina non appena si registrano segnali di violenza, dall’altro è fondamentale evitare che un atteggiamento scorretto possa determinare il precipitare dei fenomeni e il verificarsi di effetti negativi.
Proprio affrontando le preoccupazioni che gli autori di abusi possano venire a conoscenza di un’iniziativa online così diffusa come Signal for Help, la Canadian Women’s Foundation, e le altre 40 organizzazioni mondiali che hanno adottato il segnale come simbolo, hanno chiarito che questo strumento rappresenta una possibilità maggiore al fine di ottenere aiuto e che l’unica possibilità di uscire da una situazione rischiosa sia quella, da parte dei soggetti vittima, di avere un codice riconoscibile di richiesta, semplice ed efficace.
Ma viene sottolineato sempre quanto, una corretta consapevolezza del fenomeno, ed educazione, da parte di istituzioni, scuola, assistenti sanitari, anche attraverso campagne quali volantini o manifesti con i dettagli di associazioni a cui rivolgersi e altri consigli utili, disponibili in luoghi pubblici come centri commerciali, sistemi di trasporto, ascensori e bagni aziendali o in palestre e locali pubblici possa contribuire a migliorare la situazione psicologica della vittima, a non farla sentire sola e convincerla ad esprimere nel modo più efficace la sua richiesta di aiuto.
#SignalForHelp #inmyshoes 1522 numero nazionale antiviolenza e stalking
Fonti:
- Bhavsar V, Kirkpatrick K, Calcia M, Howard LM. Lockdown, domestic abuse perpetration, and mental health care: gaps in training, research, and policy. Lancet Psychiatry. 2021 Mar;8(3):172-174.
- Cannon CEB, Ferreira R, Buttell F, First J. COVID-19, Intimate Partner Violence, and Communication Ecologies. American Behavioral Scientist. February 2021.
- Patra P, Prakash J, Patra B, Khanna P. Intimate partner violence: Wounds are deeper. Indian J Psychiatry. 2018;60(4):494-498.
- Signal For Help https://canadianwomen.org/signal-for-help/
- Van Gelder N, et al. COVID-19: reducing the risk of infection might increase the risk of intimate partner violence.EClinicalMedicine. 2020; 21100348
30/03/2021