Sole: un filtro per l’ambiente

L’esposizione eccessiva e prolungata ai raggi ultravioletti è una delle cause, prevenibili, dell’insorgenza di diverse tipologie di malattie della pelle.

Questa premessa, valida per qualunque persona, sesso, età e fototipo (ovvero la categoria dermatologica, associata al contenuto in melanina, a cui ognuno di noi appartiene in base al colore della pelle, dei capelli e alla reattività ai raggi solari) è particolarmente importante per bambini e adolescenti.

Diversi studi hanno evidenziato infatti come le scottature, ancor più se consistenti, rappresentino uno dei maggiori fattori di rischio nello sviluppo precoce di fotoallergie, dermatiti e cheratosi attinica, e come quest’ultima può evolvere, nel corso della vita, in melanomi, carcinomi basocellulari e spinocellulari, tumori veri e propri della pelle, per cui i dati dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) hanno segnalato per il nostro paese, negli ultimi anni, un aumento statisticamente significativo dell’incidenza, in contrasto con il generale calo, lieve ma significativo, nella mortalità e un aumento della sopravvivenza a tutti i tipi di cancro.

A condividere con i raggi solari questa triste responsabilità nell’aumento del rischio di tumori alla pelle, vi è l’utilizzo di lampade abbronzanti, responsabili anche dei fenomeni di foto-aging (invecchiamento precoce dovuto alla distruzione da parte dei raggi UVA e UVB delle fibre del collagene e della vitamina A), rischio che aumenta proporzionalmente con l’incremento del numero di sedute fin dalla giovane età (sotto i 35 anni).

Esistono, ovviamente, e sono oggetto di campagne divulgative già dagli anni ’30, diverse strategie per ridurre il rischio e prevenire appunto l’insorgenza dei problemi legati al sole.

Tra questi:

  • evitare di esporsi al sole nelle ore più calde
  • prediligere i luoghi ombreggiati
  • indossare cappelli, vestiti protettivi e occhiali scuri
  • Utilizzare creme solari con fattore protettivo alto (da 30 a salire), applicandole più volte al giorno, specialmente nelle zone non coperte dai vestiti, e soprattutto per i bambini, la cui pelle è più sensibile.

Quest’ultimo punto è però fonte di accesi dibattiti, negli ultimi anni.

Palau, lo stato della micronesia tra la Papua Nuova Guinea e l’Indonesia, e Bonaire, un’isola al largo della costa del Venezuela nel sud dei Caraibi, sono stati i primi paesi a vietare la vendita e l’utilizzo di creme solari contenenti ossibenzone, ottilmetossicinnamato e altri composti chimici che hanno un effetto dannoso sui coralli ed altri organismi marini.

Dall’1 gennaio 2021 anche le Hawaii e Key West, l’isola della Florida situata più a sud degli Stati Uniti, seguiranno questa linea proibitiva volta alla salvaguardia delle barriere coralline, i Reef, la parte più importante dell’ecosistema marino, che fornisce cibo e protezione per numerose specie di pesci, crostacei e molluschi. Non sarà più possibile acquistare o introdurre creme contenenti i filtri “incriminati”, se non provvisti di una prescrizione medica.

Questo perchè il mondo sommerso, unico, variopinto e ricco in biodiversità è stato minacciate per anni, direttamente o indirettamente, dall’attività umana. Pesca con cianuro e dinamite, a strascico, i combustibili fossili, l’inquinamento costiero, le ancore delle navi e, negli ultimi anni, l’aumento delle temperature e l’acidificazione degli oceani hanno contribuito ad una riduzione di quasi il 60% delle barriere coralline del mondo.  Ma studi compiuti negli ultimi decenni hanno evidenziato come alcuni componenti dei filtri solari hanno un effetto fortemente negativo sulla salute del corallo, determinandone lo sbiancamento, un processo per cui le alghe simbiontiche che vivono con i polipi del corallo, le zooxanthellae, si allontanano, privandoli del nutrimento e provocandone la morte.

Questi filtri ultravioletti concorrono inoltre alla diminuzione del numero di uova prodotte dai pesci e possono portare alla femminilizzazione dei pesci maschi, inibendone la riproduzione e decimando le popolazioni ittiche.

È stato stimato che circa 14.000 tonnellate di creme solari, di cui la maggior parte contenente più del 10% di ossibenzone, vengono rilasciate in mare direttamente dai turisti durante i bagni o, per via indiretta, attraverso le acque di scarico sanitarie.

I comprovati effetti negativi dei filtri solari sulla vita marina e sulla salute dei coralli obbligano ad alcune riflessioni in termini di sostenibilità del sistema uomo-ambiente.

Se da un lato numerosi dermatologi, politici e medici si domandano se una scelta come quella delle Hawaii sia giusta, dall’altro è importante sottolineare come un principio precauzionale che protegga tanto la salute umana quanto quella dell’ambiente in cui l’uomo vive, è importante.

Nel frattempo in cui i dubbi in merito vengano chiariti, e si trovino sostitutivi chimici ai prodotti “banditi” (alcuni sono già in commercio), esistono alternative sicure e di facile applicazione, come quelle riportate qui sopra, che si possono attuare, permettendoci di godere così il sole in totale sicurezza per la nostra pelle e, rinunciando magari a qualche ora di tintarella, salvaguardare il futuro del pianeta.

 

Grossman D C, Curry S J, Owens D K, et al. Behavioral counseling to prevent skin cancer: US Preventive Services Task Force recommendation statement. JAMA 2018; 319: 1134–42

Green AC, Williams GM, Logan V, Strutton GM. Reduced melanoma after regular sunscreen use: randomized trial follow-up. J Clin Oncol. 2011; 29(3):257- 263.

Boniol M, Autier P , Boyle P, Gandini S. Cutaneous melanoma attribuible to sunbeds use: systematic review and meta-analysis. BMJ 2012;345:e4757

Whitmee S, Haines A, Beyrer C, et al. Safeguarding human health in the Anthropocene epoch: report of The Rockefeller Foundation–Lancet Commission on planetary health. 2015; Lancet386: 1973–2028.

Grossman D C, Curry S J, Owens D K, et al. Behavioral counseling to prevent skin cancer: US Preventive Services Task Force recommendation statement. JAMA 2018; 319: 1134–4

Danovaro R, Bongiorni L, Corinaldesi C, et al. Sunscreens cause coral bleaching by promoting viral infections. Environ Health Perspect 2008; 116: 337–40.

Kriebel D, Tickner J, Epstein P, et al. The precautionary principle in environmental science. Environ Health Perspect 2001; 109: 871–76

AIOM-I numeri del cancro in Italia. 2019

29/07/2020

I nostri contenuti

Sono incontenibili. Per questo parliamo di salute in diversi formati.
Scopri quali.

Hai qualcosa da raccontarci?

Contattaci

Newsletter

Ho letto e accetto l'informativa sulla privacy

Lavora con noi

Rispondi qui