PodLIFE #1-4

Benvenuto su PodLIFE, il podcast di Havas Life.

In questa prima serie di 4 podcast, che rientrano all’interno dell’iniziativa corporate “inmyshoes”, parleremo della “Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica” conosciuta anche come convenzione di Istanbul, in occasione dei 10 anni dalla sua stipula. Affronteremo e sensibilizzeremo su questa tematica, attraverso una telefonata con differenti ospiti, di ambiti diversi, che ci racconteranno il loro punto di vista sull’ argomento, dove siamo e dove andremo, attraverso gesti di quotidianità positiva e iniziative illuminate, che rendano sempre minore, giorno dopo giorno, l’impatto della violenza sulle donne e la violenza in generale.

 

PodLIFE #1

 
 
 
 
Credits immagine: Massimo Sirelli “10th Anniversary of the Istanbul Convention” – Contenuti a cura di Paolo Soffientini – Senior Medical Strategist
 

Violenza contro le donne e violenza domestica: dove siamo, 10 anni dopo la convenzione di Istanbul

L’essere umano, nel corso della sua evoluzione, spinto dall’innato desiderio di conoscenza, ha sempre cercato di descrivere e comprendere l’invisibile, rapportandolo a ciò che si vede. Per semplificare, forse, per ridurre a concetti tangibili ciò che non si riesce con semplicità a misurare, toccare, esprimere.

Se la distanza è nota, il tempo diventa misura del percorso. 10 anni, 3650 giorni, 87600 ore. Considerando che un essere umano cammina alla velocità media di circa 6 km orari, in 10 anni potrebbe percorrere, a piedi, 525600 km, una distanza sufficiente a condurlo, per iperbole, sulla luna e quasi ad immaginare un ipotetico ritorno.

Da Aristotele a Kant, dalla definizione di empirismo alla comprensione sistematica, l’essere umano ha molto spesso bisogno di concetti concreti per poter comprendere i fenomeni e ricondurli alla realtà. In 10 anni si potrebbe compiere 267 volte la distanza che separa, ad esempio, Milano da Istanbul.

E se Istanbul rappresenta il luogo fisico dove sono stati definiti i parametri per la comprensione e la  prevenzione della violenza contro le donne e la violenza domestica, questo tempo ci consente di misurare la strada percorsa, dal punto di partenza, e quella che ancora ci separa al raggiungimento del traguardo.

L’11 maggio 2021 è la ricorrenza dei 10 anni della  “Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica” conosciuta anche come convenzione di Istanbul, a cui hanno aderito, ad oggi, 45 paesi.

In questo decennio sono stati compiuti notevoli progressi per porre fine a questa forma di violenza e, grazie anche all’efficace monitoraggio e cooperazione, sono state condivise buone pratiche comportamentali che hanno portato al raggiungimento di significativi successi, come ad esempio l’istituzione, in Italia, del numero di telefono pubblico 1522, attivo 24/7, che accoglie le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking. Ciò nonostante, il cammino per non dover più pensare a questa tematica come ad un problema irrisolto è ancora lungo.

L’attualità, inoltre, ci racconta come, durante il periodo di lockdown imposto dalla pandemia da COVID-19, le chiamate alle linee telefoniche di assistenza per i casi di violenza domestica, a livello mondiale, siano aumentate, a conferma di quanto le braci dell’odio non siano mai sopite e rischino di divampare, in maniera imprevedibile, in contesti spesso inimmaginabili. Tra le mura di casa, in una strada, sul posto di lavoro, nella rete virtuale e sociale.

Per questo è necessario affrontare, discutere, spiegare e cercare di comprendere questa tematica, per sensibilizzare il maggior numero di persone e indurre spunti di riflessione. Costruire consapevolezza non significa però solo mostrare i fatti o i numeri, di certo utili, ma anche proporre e raccontare soluzioni attuative, pratiche e trasversali, che possano riguardare aree diverse, forme di espressione molteplici, attraverso cui è possibile comunicare la violenza, senza per forza dover alzare la voce. Azioni decise e chiare, scelte di appartenenza.

Contrapporre piccoli gesti di quotidianità positiva e iniziative illuminate, che rendano sempre minore l’impatto della violenza sulle donne e la violenza in generale.

Per Luigi Ripamonti, giornalista del Corriere della Sera, laureato in medicina e specialista in chemioterapia, la consapevolezza e vicinanza ad argomenti quali l’integrazione, la parità di genere e l’altrui considerazione  si esprimono, quotidianamente, “attraverso il rispetto e l’attenzione alle esigenze dell’altro anche, ad esempio, nella scelta del linguaggio”. “Negli anni” continua Ripamonti, “parole che potevano sembrare un complimento garbato, possono venire oggi intese come una forma di violenza. Anche uomini non volgari, violenti o sgarbati hanno imparato a capire maggiormente la sensibilità e a esercitare, grazie a tutto quello che è stato finora fatto, un rispetto maggiore anche nelle cose più piccole, più formali. E questo è un utile indizio della maturazione della società”.

“Per produrre progresso bisogna attuare processi di integrazione differenti e qualunque cosa si tenda a realizzare non può che manifestarsi attraverso l’adozione di pensieri, comportamenti e azioni che guidino in quella direzione”, gli fa eco Carola Salvato, CEO di Havas Life, presidente e portavoce del Global Women in PR Italia, “attraverso comportamenti coerenti, quotidiani, quali azioni di vicinanza, alleanza e relazione con tutte le persone, donne e uomini, che si occupano di questa tematica”. Mettendoci la faccia ed energia” prosegue Salvato, “e dedicandogli il nostro tempo, una delle azioni più coraggiose dei tempi moderni. Nonché sostenendo delle istanze. Prima del mondo del fare c’è quello del sentire, perché è lì che nascono intuizioni di grande valore, che si portano in dono piccole illuminazioni di ciò che si può realmente proporre. La nostra società ha bisogno, oggi più che mai, di riunire queste azioni virtuose. Un impegno che inizia dal personale, in maniera autentica, determinato e diventa poi collettivo”.

E a 10 anni dalla convenzione di Istanbul, viene spontaneo chiedersi a che punto siamo di questo percorso di impegno verso un fine che, partendo dalle mura domestiche e da un piccolo gesto, possa diventare qualcosa di vero, a livello collettivo, appunto.

“Innanzitutto, benché sia un trattato internazionale, non tutti ne conoscono l’esistenza e ne è una riprova l’ormai celebre Sofagate di Ankara, dove si è vista la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, rimanere in piedi senza una sedia”, commenta Arianna Pigini, imprenditrice, fondatrice e presidente dell’associazione culturale L’abbraccio del Mediterraneo”. Che prosegue, “ Ho scritto una lettera che spiega le ragioni celate in questo incidente che recita così: “non è solo una questione di protocolli e di “dittatori”. Provate a pensarci, sedetevi ad una tavola rotonda e provate a guardarvi: siete tutti uomini. Com’è possibile che dai palazzi dell’unione Europea non siano stati attenti a tutelare la presidente dell’unione Europea? Semplicemente, perché è la prima donna a ricoprire questo ruolo”. Evidentemente c’è ancora molto da fare”.

“La violenza sta aumentando”, aggiunge Carola Salvato “ed è necessario affrontare, con una sincera determinazione, gli ostacoli e le sfide, ricordandoci che la guerra nasce nel cuore degli uomini, e anche delle donne, in un ambiente piccolo come quello familiare, che però è estremamente vasto e rispecchia la nostra società. Non possiamo quindi fermarci a sostenere le ragioni per cui gli stati membri del consiglio d’Europa devono continuare ad essere presenti alla Convenzione, ma dobbiamo ricercare delle ragioni più profonde su come intervenire sul piano dell’educazione, a partire dai bambini, da quando nascono, vanno all’asilo e interagiscono con il contesto, per cui di strada ce n’è ancora da fare tantissima”.

La violenza si combatte con l’educazione, e quest’ultima si trasmette attraverso l’esempio, concreto, di onestà, altruismo, coerenza e capacità di essere parte di un progetto più grande. Valori da coltivare ed esercitare quotidianamente.

“Necessariamente, in tutte le mie opere, cerco di essere ambasciatore di messaggi, amplificatore di concetti” dice Massimo Sirelli, artista e street artist, “perché attraverso, l’arte determinati messaggi arrivano più velocemente al cuore delle persone”. E prosegue, “quasi tutti i miei progetti artistici hanno una ripercussione sociale, mi piace pensare che la mia arte sia a disposizione per motivazioni nobili, siano esse la disabilità, la promozione territoriale contro le disparità o donando una mia opera per una raccolta fondi”.

Singoli contributi, diverse modalità d’espressione e un’unica finalità, per la cui realizzazione, purtroppo, non è semplice fare una previsione.

“Vorrei dirti l’anno prossimo, vorrei dirti domani” conclude Luigi Ripamonti, “ragionevolmente penso che ancora un po’ di tempo ci vorrà. Soprattutto, speriamo che questo tipo di consapevolezza si allarghi oltre alle nazioni democratiche quali Europa e Stati Uniti, anche a quelle in cui è più difficile che questo discorso culturale penetri. Sarà un successo, per le donne quando, ad esempio, le quote rosa non ci saranno più, nel senso che non saranno più necessarie, allora vorrà dire che qualcosa si è fatto”.

Alla domanda provocatoria se la leadership, il talento, le capacità e l’arte siano prerogative di alcune combinazioni di geni o cromosomi, ossia se si possano definire genere specifiche, tutti gli intervistati sopracitati rispondono, unanimi, che l’unico genere esistente è quello umano.

E allora mi viene, ancora una volta, da pensare che, se l’essere umano ha, tra i tanti, un difetto evidente, è quello di non essere mai riuscito a misurare la velocità delle idee.

Forse è per questo che non siamo ancora riusciti appieno a comprendere la distanza che separa il cervello dal nostro cuore.

Ascolta QUI il primo episodio di PodLIFE: “Combattere la Violenza sulle donne attraverso piccoli gesti quotidiani – Con Luigi Ripamonti“.

 

PodLIFE #2

A 10 anni dalla  Convenzione di Istanbul, che ricorre  l’11 maggio 2021, quali risultati abbiamo ottenuto riguardo alla prevenzione, la lotta alla violenza contro le donne, quella domestica e la violenza in generale?

Semplici contributi, diverse modalità d’espressione e un’unica finalità: indurre spunti di riflessione, costruire consapevolezza, proporre e raccontare soluzioni attuative di quotidiana normalità, attraverso le quali è possibile contrastare la violenza.

Ne abbiamo parlato con Carola Salvato, CEO di Havas Health & You Italia, presidente e portavoce di Global Women in PR Italia.

Ascolta QUI il secondo episodio di PodLIFE: “Coerenza, energia e tempo per combattere la violenza sulle donne – Con Carola Salvato“.

PodLIFE #3

Per misurare la distanza tra teoria e attuazione dei contenuti della Convenzione, viene spontaneo chiedersi a che punto siamo, dopo 10 anni, di questo percorso di impegno.

“Innanzitutto, benché sia un trattato internazionale, non tutti ne conoscono l’esistenza e ne è una riprova l’ormai celebre Sofagate di Ankara, dove si è vista la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, rimanere in piedi senza una sedia”.

Partendo dalle mura domestiche e da un piccolo gesto, azioni e impegni che possano diventare qualcosa di vero, a livello collettivo nella prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica.

Ne abbiamo parlato con Arianna Pigini, imprenditrice, fondatrice e presidente dell’associazione culturale L’abbraccio del Mediterraneo

Continua a seguirci per rimanere sempre aggiornato sui prossimi contenuti!

Ascolta QUI il terzo episodio di PodLIFE: “Mille, diecimila, centomila verso Istanbul – Con Arianna Pigini“.

PodLIFE #4

La violenza sulle donne e in qualunque sua forma, si combatte con l’educazione, che si trasmette attraverso l’esempio, concreto, di onestà, altruismo, coerenza e capacità di essere parte di un progetto più grande. Valori da coltivare ed esercitare quotidianamente e di cui far permeare ogni nostro gesto, professionale e di vita.

“Attraverso l’arte i messaggi possono arrivare più velocemente al cuore delle persone. Per questo, in tutte le mie opere, cerco di essere ambasciatore di messaggi e amplificatore di concetti”. Ne abbiamo parlato con Massimo Sirelli, , artista e street artist, autore dell’immagine di copertina.

Ascolta QUI il quarto episodio di PodLIFE: L’arte contro la violenza sulle donne. – Con Massimo Sirelli

10/05/2021

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